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L'ASTRARIO di Giovanni de Dondi ( # 37)
L'Astrario

Giovanni de Dondi , professore di logica, matematica, astronomia ed astrologia (ai suoi tempi le ultime due materie si identificavano entrambe nello studio degli astri) costruì nel XIV secolo un astrario la cui complessità e stata da allora celebrata

Lo strumento già allora suscitò la meraviglia dei contemporanei per la moltitudine delle informazioni fornite ed era, in verità stato concepito anticipando forse di un paio di secoli le concezioni meccaniche allora acquisite ed è anche forse per questo motivo che quando si presentò la necessità d'interventi di riparazione e di ripristino delle condizioni originali, nessuno fu in grado di farlo.
Quadrante della Marte
Quadrante di Venere

Fu così che, dopo alterne vicende, esso andò distrutto anche onde poter riutilizzare l'ottone con cui era stato fabbricato e che era allora un materiale molto ricercato e molto costoso.

Per fortuna Giovanni, lasciando un'ulteriore prova della sua mentalità scientifica, ci ha tramandato un resoconto dettagliatissimo della costruzione del suo astrario.

Il "Tractatus Astrarii" è conservato nella Capitolare di Padova .

A.D. MDCCCCLXXXXVII SUMMO PONTEFICE JOANNE PAULO II FELICITER REGNANTE DEO ADIUVANTE ET OPITULANTE ASTRARIUM EXEGI AD EXEMPLAR PERACTI A DOMINE JOANNE DE DONDI INGENIO ACUTISSIMO PRAEDITO A.D. MCCCLXIIII
CAROLUS CROCE

Esso è scritto in latino medioevale ed è corredato di disegni la cui precisione e chiarezza non hanno nulla da temere da un confronto con quelli usciti da un moderno ufficio di progettazioni.

Peraltro le unità di misura del XIV secolo si limitavano alle necessità della vita quotidiana e quindi concernenti, tanto per fare un esempio la lunghezza di un pezzo di stoffa oppure la distanza fra l'Abbazia ed il Palazzo Signorile e quindi inadeguate ad esprimere le misure dei minuscoli pezzi che componevano l'astrario.

Giovanni risolse anche questo problema usando come riferimento "lo spessore della lama di un coltello grande","lo spessore della lama di un coltello piccolo", oppure per il diametro dei fori,"come quello di una penna d'oca", "di una penna di gallina" e così dicendo.

il quadrante dei nodi


L'astrario costruito da Giovanni vuole dare l'indicazione della posizione nel firmamento dei pianeti allora conosciuti nel rispetto della concezione tolemaica del sistema solare, avendo quindi come punto di riferimento la terra con il sole ed i cinque pianeti (Venere, Marte, Saturno, Mercurio e Giove) che ruotano attorno ad essa
.

L'idea, come tutte quelle geniali, in effetti, è molto semplice: l'orologio muove un quadrante (che compie un giro in un giorno) il quale a sua volta muove una ruota (che compie un giro in un anno) che a sua volta impartisce un movimento (tramite una serie di ingranaggi) contemporaneamente a tutti gli indici che rappresentano la posizione degli astri.

E' in quest'ultima trasmissione di movimento che risiede l'immensa complessità con cui è stato concepito lo strumento, in quanto, per rispettare tutti i parametri che identificano la posizione di ciascun astro, Giovanni è ricorso a sofisticatissimi virtuosismi meccanici. L'astrario è costituito da "un casamento inferiore" (come lo chiama Giovanni) che contiene l'orologio e da "un casamento superiore"dove alloggiano sette quadranti ciascuno dei quali rappresenta un astro
.

Quadrante della luna. Si osservino le due ruote
dentate centrali sagomate a pera

vista interna del quadrante della luna

Già nell'indicazione che l'orologio è "del tipo comune", Giovanni ci fornisce l'informazione che ai suoi tempi essi costituivano un patrimonio ormai acquisito per la misurazione del tempo, aiutandoci così nella ricerca di datarne la nascita .

Scoraggia poi senza mezzi termini colui il quale voglia tentare di costruire il suo astrario e non sia a conoscenza dei rudimenti dell'orologeria .

La ruota dell'anno

(Non sollicitor autem ut modum aptationis huiusmodi ac firmandi prescriptas rotas axesque earum et frenum multum exquisita determinatione describam ,quoniam facilia sunt aput illum qui habet ingenium tantum quantum necessarium est ad concipienda plurima alia que scribentur deinceps,propter quod si ad ista leviora non sufficis,aliorum difficilium compositionem prosequi non presumas).

Lo mette infatti alla prova fornendo solo il numero dei denti delle ruote che compongono l'orologio senza dare nessun dettaglio riguardante la sua costruzione, dettagli cheinvece non lesinerà, (financo ad essere quasi pedante) per tutti gli altri componenti descritti nel "Tractatus".

 
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