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Appunti sulla teoria e sulla pratica ( # 32 )
sugli orologi notturni


Le grandi responsabilità impongono attenzione nelle decisioni, le quali possono essere prese profiquamente solo se la mente è adeguatamente predisposta alla bisogna : è innegabile che un buon riposo durante la notte può favorire tale processo ...ma con quel fastidiosissimo tic-tac si riuscirà mai a prendere sonno?

Pare che il Cardinale Farnese della Curia romana si preoccupasse del fatto che Papa Alessandro VII fosse enormemente infastidito dal ticchettio dell'orologio che aveva nella sua camera da letto e trovasse inoltre seccante il doversi alzare durante la notte per accertarsi dell'ora.

L'alto ecclesiastico chiese così ai fratelli Campani di risolvere il problema onde il Pontefice, non assillato da rumori notturni, potesse espletare con succcesso gli obblighi derivanti dalla sua somma carica.

Ma procediamo con ordine!

Siamo nella seconda metà del diciasettesimo secolo ed i fratelli Campani, Pier Tommaso e Giuseppe, godevano a Roma di buona fama di costruttori di orologi. Pier Tommaso introdusse ai segreti del mestiere il più giovane fratello Giuseppe che peraltro dimostrò nel tempo la sua maggior creatività.

I fratelli vennero contattati dal prelato affinchè costruissero un orologio silenzioso e la cui lettura ,durante la notte, fosse possibile senza che una lampada costantemente accesa accecasse gli occhi .

Essi risolsero il problema costruendone uno nel quale lo svolgimento della carica era regolato dalla rotazione di un cilindro diviso in settori che si muoveva grazie al passaggio del mercurio ,attraverso un foro e per effetto della gravità, da un settore all'altro.

La lettura delle ore durante la notte era ottenuata tramite un lume posto dietro all'orologio ed avendo traforato le 12 cifre disposte su 3 dischi e che apparivano in una finestrella posta sul quadrante principale.

Entrambi i desideri dell'alto prelato erano stati soddisfatti e la fama di questo orologio silenzioso si diffuse tanto rapidamente che con difficoltà i fratelli Campani furono nella condizione di poter soddisfare tutte le richieste che da ogni parte , ...quelle più danarose, giungevano.

Ma i Campani, attenti orologiai, si resero presto conto del grande limite dello "scappamneto" ( il cilindro a settori) dei loro "muti oriuoli": infatti il mercurio passando da uno scomparto all'altro usurava il foro di passagio alterando il tempo necessario per completare una rotazione del cilindro. Senza dimenticare che le variazioni di temperatura influivano sulle caratteristiche fisiche del mercurio che quindi ovviamente impiegava tempi diversi per passare da un settore ad un altro del cilindro.

Tommaso Campani introdusse un nuovo sistema di regolazione della durata di svolgimento della molla che era attuata mediante l'introduzione di una "manovella " la quale aveva la funzione di mantenere costante la velocità di rotazione dei componenti il ruotismo. All'atto pratico il sistema diede dei buoni risultati tanto da fargli meritare il riconoscimento di un "brevetto" da parte dell'autorità pontificia.
Non entriamo qua nei dettagli di una lunga diatriba sorta con il fratello Pier Tommaso che rivendicava per sè, avendo ideato uno "scappamento " simile, l'assegnazione di quel diritto.


La tipologia degli orologi notturni è abbastanza ricorrente.
Un movimento abbastanza "semplice" è inserito in una cassa di legno nero molto ricercata. Spesso la forma della cassa ricorda quella di un altare con tutti i suoi sinuosi abbellimenti e con colonne attorcigliate. Il quadrante , nella parte libera dalla finestrella attraverso la quale compare la cifra indicante l'ora, è di rame dipinto e non sono pochi i casi in cui negli orologi più preziosi siano stati pittori famosi a decorare quelle "mostre" con raffinate raffigurazioni, aggiungendo così "arte" all'"arte".

 

Un bell'esemplare di orologio notturno che segna le 12 e 35

Una nota ..., macabra, di colore! Gli orologi notturni erano anche chiamati "orologi della morte" , in quanto a differenza di tutti gli altri, non emettendo nessun suono, non davano segno alcuno di "vitalità" .

Prossimamente parliamo della molla di carica



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