Sintetizzando,
il mantenimento di carica non è altro
che un "sistema" secondario di carica che entra automaticamente
in funzione quando il principale , durante la sua ricarica, è
momentaneamente inefficace.
Fu il non mai abbastanza celebrato olandese Huigens
ad introdurre un sistema che consentisse la carica dell'orologio
e nello stesso tempo il suo regolare funzionamento.
Con la semplice, ma funzionale intuizione sulla "corda
continua" egli risolse il problema per quegli orologi
non provvisti di tamburo.
Evvi
una puleggia A con la gola motrice coassiale
e solidale alla prima ruota B.
Evvi altresì una ruota C,
anch'essa provvista con gola motrice ,
provvista di una ruota con cricchetto che consente la rotazione
di C in una
sola direzione.
Sotto l'effetto del peso P , essendo la
ruota C impedita
dal ruotare dalla sua ruota a cricchetto,
la puleggia A ruoterà e con essa,
facendo funzionare l'orologio, la ruota B.
Mano a mano che il peso P scende, il contrappeso
CP si alza fino a quando, giunto a fine
corsa si renderà necessaria una carica del sistema.
Facendo ruotare nella direzione consentita dal cricchetto
la ruota C, alzeremo mediante il tratto
di corda d,
il peso P, il quale, peraltro, tramite
il tratto di corda e
continuerà ad esercitare la sua influenza sulla puleggia
A, e quindi alla ruota B, consentendo
all'orologio di continuare a segnare il tempo con precisione.
Harrison,
un altro gigante, ha invece introdotto un sistema di "maintaining
power" che può essere utilizzato sia
con i movimenti che abbiano il tamburo per avvolgere la
corda di carica, sia con quelli provvisti di conoide.
All'atto della prima carica e con la prima operazione di
carica si mette in tensione una piccola molla
che una volta completamente caricata, inizierà ad
acconsentire l'avvolgimento della corda sul tamburo o, a
seconda dei casi, sul conoide.
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Durante
il normale funzionamento dell'orologio viene utilizzata
la forza derivante dalla caduta del peso, e l'energia immagazzinata
nella molla del mantenimento di carica rimane "dormiente".
Se per una ragione qualunque, e per capire le interazioni
prediamo per esempio quella estrema in cui il peso si appoggia
sul fondo della cassa, cesserà il trasferimento di
energia al treno di ingranaggi dell'orologio, constateremo
che esso continuerà a funzionare
grazie all'energia immagazzinata nella molla del mantenimento
di carica fino al suo esaurimento.
Rifacciamo
l'analisi riferendoci una circostanza più frequente,
quella della carica dell'orologio.
Primo
giro di chiave di una normale operazione di ricarica:
A) appena il peso incomincia ad alzarsi
, esso non conferisce più energia al sistema ( è
come si fosse appoggiato in fondo alla cassa).
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molla
de mantenimento di potenza appoggiata sulla ruota a denti
di sega facente parte di un conoidel
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B)
contestualmente, iniziandosi a scaricare l'energia immagazzinata
nella molla del mantenimento di carica l'orologio continua a funzionare
normalmente.
La mano si ritrae dalla chiave per poter cambiare posizionamento.
C) il peso incomincia a scendere trasferendo
la sua energia al treno di ingranaggi ed anche ricaricando la
molla del mantenimento di carica della piccola quantità
di energia utilizzata precedentemente.
Secondo giro di chiave....tutto come sopra, ovvero il treno di
ingranaggi è SEMPRE mosso da energia,
sia che essa provenga dal peso motore oppure dal mantenimento
di carica,...e la ruota di scappamento continua a girare non timorosa
delle palette dell'ancora...
La prossima volta parliamo di vetri
per orologi da tasca
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