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Appunti sulla teoria e sulla pratica ( # 47 )
sul mantenimento di carica ( 2 di 2)


Sintetizzando, il mantenimento di carica non è altro che un "sistema" secondario di carica che entra automaticamente in funzione quando il principale , durante la sua ricarica, è momentaneamente inefficace.

Fu il non mai abbastanza celebrato olandese Huigens ad introdurre un sistema che consentisse la carica dell'orologio e nello stesso tempo il suo regolare funzionamento.

Con la semplice, ma funzionale intuizione sulla "corda continua" egli risolse il problema per quegli orologi non provvisti di tamburo.

Evvi una puleggia A con la gola motrice coassiale e solidale alla prima ruota B.
Evvi altresì una ruota C, anch'essa provvista con gola motrice , provvista di una ruota con cricchetto che consente la rotazione di C in una sola direzione.

Sotto l'effetto del peso P , essendo la ruota C impedita dal ruotare dalla sua ruota a cricchetto, la puleggia A ruoterà e con essa, facendo funzionare l'orologio, la ruota B.

Mano a mano che il peso P scende, il contrappeso CP si alza fino a quando, giunto a fine corsa si renderà necessaria una carica del sistema.

Facendo ruotare nella direzione consentita dal cricchetto la ruota C, alzeremo mediante il tratto di corda d, il peso P, il quale, peraltro, tramite il tratto di corda e continuerà ad esercitare la sua influenza sulla puleggia A, e quindi alla ruota B, consentendo all'orologio di continuare a segnare il tempo con precisione.

Harrison, un altro gigante, ha invece introdotto un sistema di "maintaining power" che può essere utilizzato sia con i movimenti che abbiano il tamburo per avvolgere la corda di carica, sia con quelli provvisti di conoide.

All'atto della prima carica e con la prima operazione di carica si mette in tensione una piccola molla che una volta completamente caricata, inizierà ad acconsentire l'avvolgimento della corda sul tamburo o, a seconda dei casi, sul conoide.

Durante il normale funzionamento dell'orologio viene utilizzata la forza derivante dalla caduta del peso, e l'energia immagazzinata nella molla del mantenimento di carica rimane "dormiente".

Se per una ragione qualunque, e per capire le interazioni prediamo per esempio quella estrema in cui il peso si appoggia sul fondo della cassa, cesserà il trasferimento di energia al treno di ingranaggi dell'orologio, constateremo che esso continuerà a funzionare grazie all'energia immagazzinata nella molla del mantenimento di carica fino al suo esaurimento.

Rifacciamo l'analisi riferendoci una circostanza più frequente, quella della carica dell'orologio.

Primo giro di chiave di una normale operazione di ricarica:
A) appena il peso incomincia ad alzarsi , esso non conferisce più energia al sistema ( è come si fosse appoggiato in fondo alla cassa).

 

molla de mantenimento di potenza appoggiata sulla ruota a denti di sega facente parte di un conoidel

B) contestualmente, iniziandosi a scaricare l'energia immagazzinata nella molla del mantenimento di carica l'orologio continua a funzionare normalmente.

La mano si ritrae dalla chiave per poter cambiare posizionamento.

C) il peso incomincia a scendere trasferendo la sua energia al treno di ingranaggi ed anche ricaricando la molla del mantenimento di carica della piccola quantità di energia utilizzata precedentemente.

Secondo giro di chiave....tutto come sopra, ovvero il treno di ingranaggi è SEMPRE mosso da energia, sia che essa provenga dal peso motore oppure dal mantenimento di carica,...e la ruota di scappamento continua a girare non timorosa delle palette dell'ancora...

La prossima volta parliamo di vetri per orologi da tasca



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